Resistenza ancora: 25 aprile 2024

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"Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro"

“«Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero”. (P. P. Pasolini, Scritti corsari, 1975)

«Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro»: così lo scrittore cileno Luis Sepúlveda sottolineava lo stretto legame che esiste tra il passato, custodito dalla memoria, la comprensione del presente e, quindi, la costruzione del futuro. Perché, e con le parole di papa Francesco: «essa, la memoria, è la forza di un popolo che non rimane prigioniero del passato, ma cammina nel presente rivolto al futuro” (2022). Eccoci ancora al 25 aprile 2024 e, più che nel passato anche recente, questa data è divisiva perché, pure quelli che più se ne giovano, vogliono dimezzarne il significato. Che cioè la Resistenza permise all’Italia non soltanto la ricostruzione democratica, ma di pagare lo scotto dell’infamia del fascismo.  È vero: le azioni non si possono giudicare, né lo vogliamo, esclusivamente in rapporto alle convinzioni che le motivano eppure …  non tutte sono giudicate nello stesso modo nel tribunale della storia.  La catastrofe, quella della guerra, pose popolo e singoli davanti ad opzioni drastiche tra scelte a cui molti mai pensavano di esser convocati. Nello sfascio di ogni riferimento normativo e statale sicuro per la condotta morale personale, fu necessario scegliere in libertà e solitudine. La guerra civile, alimentata e giustificata da una guerra internazionale, fu combattuta da “cittadini ribelli al proprio Stato” considerato illegittimo. La saldatura avvenne nella Costituente ove la tensione etica collettiva degli anni di guerra ha trovato una sua alta e stabile espressione giuridica nella Costituzione repubblicana. L’opera prodotta, la Costituzione repubblicana, rappresenta la risposta più alta a quella crisi epocale che nel dramma della guerra si è manifestata: momento più consapevole di sintesi dei valori della nostra storia nazionale. Infatti, nell’opera della Costituente si saldano le due fratture storiche che a livello popolare avevano minato il sentimento di identità nazionale. Non ci nascondiamo che la democrazia non è un valore conquistato, una volta per sempre: la demagogia populista, sentimento alimentato dall’antipolitica, induce la diffusa e pericolosa presunzione che tutto, o quasi, debba essere legittimato/approvato esclusivamente “dal basso”, ossia dalla volontà popolare, ciò anche a causa di un antichissimo, costante “martellamento demagogico” sulla presunta funzione salvifica del popolo, in tutte le sue forme. Tanto da far apparire obsoleta la democrazia costituzionale.  Facciamo di questo 25 aprile 2024 una nuova resistenza.