I colloqui del Mediterraneo

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Il Santo Padre a Marsiglia

Il Santo Padre si è recato a Marsiglia sabato 23 settembre u.s per la chiusura dei lavori della terza edizione degli ‘Incontri del Mediterraneo’ dedicati al confronto e dialogo, insieme agli altri vescovi e leader religiosi, con i 70 giovani provenienti dalle cinque sponde del Mare Nostrum. Già a Bari nel 2020 e a Firenze nel 2022, anche a Marsiglia in continuità con quegli incontri, le parole di Papa Francesco sono state forti, chiare nella semplicità, trasparenti nell’intento. I giovani hanno iniziato i lavori prima che i vescovi arrivassero a Marsiglia per preparare il confronto sui temi dell’educazione, su come si debbono gestire i conflitti e su come tenere ed intessere rapporti interreligiosi e di ecologia. I risultati sono stati presentati anche a Papa Francesco che, spronando tutti a proseguire sulla strada del dialogo, ha sottolineato due aspetti: l’onestà delle posizioni cui deve corrispondere un linguaggio chiaro per sconfiggere ogni forma di fraintendimento; la volontà che il dialogo ed il confronto nasca da una vera volontà di incontro tanto che ciascuno degli interlocutori deve essere disposto a lasciarsi coinvolgere nelle prospettive avanzate da altri per assicurare approdi comuni. Un tema che ha assorbito l’attenzione dei commentatori è stato quello riguardante la possibilità di dare avvio ad una “teologia del Mediterraneo” ricordando che su queste sponde è nata la filosofia greca, i tre monoteismi e una cultura tra le più significative. Infatti il Mediterraneo è il luogo di convergenza, ed insieme di contatto e separazione, di civiltà che, seppure sedimentate in una varietà di culture diverse, hanno tante cose in comune.

Nord e Sud del Mediterraneo, però, oggi non si parlano più e sempre più spesso avanza il linguaggio, e non soltanto, dell’odio.  Papa Francesco ha messo la fraternità, e anche l’ecologia, al centro della teologia che, sulle sponde del Mediterraneo, dovrebbe diventare il terreno vero di un nuovo fraterno incontro di civiltà.

Dicevamo del parlare franco del pontefice ed allora ecco i passaggi più significativi: “Due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: ‘invasione’ ed ‘emergenza’. Ma chi rischia la vita in mare non invade, cerca vita”. E ancora, ha aggiunto, il fenomeno migratorio “non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea”. Così anche durante la Messa allo Stadio Vélodrome di Marsiglia, davanti a 50mila persone tra cui Macron e la Presidente della Bce Christine Lagarde, nell’omelia ha invitato gli europei a non ammalarsi di “cinismo” e indifferenza” e ha sottolineato come oggi la “vita umana” viene “rifiutata in tante persone che emigrano, così come in tanti bambini non nati e in tanti anziani abbandonati”. Sull’aereo di ritorno, come di consueto, ha affrontato ancora il tema dell’immigrazione e della guerra in Ucraina invitando a non stancarsi “di pregare per la pace nelle regioni devastate dalla guerra, soprattutto per il martoriato popolo ucraino”.

La reazione dell’Eliseo non è stata plaudente ma si sa, come dicevano i nostri vecchi, “è la verità che fa male”. È ora di chiederci anche noi se le parole del Santo Padre risultano sgradevoli ed impertinenti ai nostri orecchi; se i nostri cuori sono disposti a non indurirsi come non fossero cuori di carne; se accettiamo di lasciarci correggere e, magari e perché no, a diventare pietosi come l’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico.