Una luce nella notte

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25 luglio 1943

La notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, 80 anni fa, fu il culmine di una serie di avvenimenti cominciati in Italia nella primavera del 1943, trovarono il loro esito alle 2,30 del mattino del 25 luglio 1943. Dopo dieci ore di discussione, e dopo che la maggioranza dei gerarchi del Gran Consiglio vota la sfiducia nei confronti del duce, volge a termine l’avventura del Duce e che per l’Italia aveva significato lagrime e sangue.  La contabilità della storia si sa è fatta di numeri che, a distanza di tempo, assumono una loro freddezza statica.  Eppure ci sono date dalle quali dipende un destino. Per il nostro Paese inizia in quella notte con la quale si identifica l’alba della Repubblica con il risorgere della democrazia che, grazie alla elaborazione e discussione nell’Assemblea Costituente della Costituzione repubblicana, condusse alla sua approvazione. Un accordo solenne che regola la convivenza politica, fissando sia i valori e le libertà che la comunità accetta come fondanti e capaci di dare significato al suo “stare insieme”, che articolando i poteri grazie ai quali si realizza quel certo tipo di stare insieme che definiamo “democratico”. Assistiamo oggi, purtroppo, ad una profonda “destoricizzazione” degli eventi dell’epoca fascista, della figura di Mussolini, del suo rapporto con il fascismo, ridotto spesso ad un generico cialtronesco “mussolinismo”, e la “ri-comprensione storica” del fascismo diventa compiacenza postuma. O, peggio ancora, nostalgia: sentimento che con la storia (seria) ha poco a che fare. Il revisionismo storico, che tende a rivedere gli accadimenti storici sottoponendoli alla lente dell’ideologia, riscrive il passato per legittimare il presente.