Il disagio dei cattolici

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Valori etici che per i cattolici sono “irrinunciabili”

Anche i cosiddetti “giornaloni” italiani si occupano della collocazione politica dei cattolici in Italia. Così un noto giornalista, Antonio Polito, scrive che essi “sono in schiavitù nel Pd di Elly” e preconizza, dopo le europee, un loro possibile esodo.

Il disagio che il giornalista sottolinea è reale e riguarda soprattutto i valori etici che per i cattolici i sono “irrinunciabili” e non oggetto di scambio politico.

Ma, non è soltanto per i cattolici che si pone la questione tanto che l’obiezione di coscienza è un diritto inalienabile connesso ai diritti della persona e perciò del cittadino.

Per questo suscita perplessità, per non dire contrarietà, la destituzione dall’incarico di vice segretario provinciale dei dem di Verona, Anna Maria Bigon, consigliera regionale che con il suo voto in dissenso dal partito di riferimento è stata determinante per la bocciatura della “Legge Zaia” sul fine vita.

Da quando non esiste più il partito di riferimento cattolico, costituito dalla Democrazia Cristiana, e nel cui corpaccione trovavano cittadinanza politica non solo i cattolici ma quanti si riconoscevano nei valori costituzionali della solidarietà e sussidiarietà che sono i principi della Dottrina Sociale della Chiesa, i cattolici hanno subito una diaspora verso le forme partito che sembravano anche le più distanti.

Il Partito Democratico (PD), formatosi dopo una lunga gestazione significata dalla fine della Democrazia Cristiana e da quella del Partito Comunista, ha assunto quale identità il principio qualificante della laicità ove, se reale, abbraccia, o dovrebbe, la fede/fedi senza obbligare ad abiure o compromessi. La identità, purtroppo, dei partiti è diventata evanescente, vuota e insignificante per poter farsi concava o convessa a seconda delle circostanze.

Per questo la sfida della laicità “complessa”, che consente a ciascuno e a tutti l’esercizio della libertà quando si sceglie di fare politica attiva, è il significante della democraticità interna dei soggetti collettivi.

I partiti non possono e non debbono obbligare a compromessi ed il fatto che i cattolici siano più sensibili riguardo all’argomento dei valori non negoziabili, dovrebbe anzi sollecitare la dirigenza dei partiti stessi a coltivare un pluralismo di sostanza che è elemento portante della democrazia.

Questo vale per tutti i partiti anche se con reale disappunto dobbiamo ammettere che l’azione politica, priva di valori, è lo specchio della eterogenesi dei fini sotto le mentite spoglie della eterogenesi dei mezzi.