Ero straniero

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gli sbarchi sulle nostre coste si ripetono senza sosta

Il governo riapre i lavori dopo la pausa estiva e, accanto ai problemi nuovi, si ripresentano quelli “vecchi” come, ad esempio, gli sbarchi sulle nostre coste che si ripetono senza sosta. I migranti, complice il bel tempo, arrivano su barchini, barconi, spresi a bordo dalle navi delle Ong. Soltanto sabato 26 agosto u.s gli sbarchi sono stati 63 in 24 ore. Lampedusa, la piccola isola italiana più vicina alle coste della Tunisia che alla Sicilia, registra uno dei più alti numeri di sbarchi nella storia recente dell’isola. Come in altri casi, sembra che la maggior parte delle imbarcazioni sia partita da Sfax, la città tunisina da cui partono più imbarcazioni dirette a Lampedusa. Per cercare di alleggerire l’hotspot, vengono smistati in altri parti d’Italia, ma, anche in sentono il peso questo caso e sebbene i numeri non siano elevati, i Comuni lamentano l’impossibilità di poter rispondere ai problemi dell’accoglienza, in particolare per quella dei minori. I sindaci, senza distinzione di colore politico, denunciano il collasso delle strutture per l’accoglienza, i bandi che vanno deserti e i costi altissimi del personale che deve seguire tutte le fasi. Ancora siamo alle chiacchiere (aiutare chi scappa dalle guerre) e alle denunce (l’inerzia dell’Europa con annessa accusa di averci abbandonati a noi stessi).  É ora di fare chiarezza soprattutto a questa ultima denuncia. E ci serviamo dell’ottima penna, nonché della preparazione e onestà intellettuale di Davide Giacalone che su La Ragione del 27 agosto u.s., scrive: «Intanto perché i governi cambiano, ma si tratta sempre del governo della Repubblica italiana e più di uno preferì barattare il farsi carico dell’immigrazione con l’ottenere la masochistica “elasticità” sui conti. Poi, siccome non si è stati capaci di gestire i flussi, si è praticata la furbata di lasciarli andare in altri Paesi Ue, dove erano fin dall’inizio diretti. Da qui le rimostranze di altri. La Commissione propone da tre anni una modifica dell’intero meccanismo, se non la si è fatta è perché contrari sono alcuni Stati nazionali (in testa quelli che la destra italiana si era scelti come alleati). Nelle more, però, 450 funzionari (Frontex, Europol e Agenzia per l’asilo) sono stati spostati in Italia a supporto di identificazioni e gestione, accompagnati, dal 2015, da 2 miliardi di contributi. E quando il governo Meloni ha chiesto appoggio per il negoziato con la Tunisia si è mossa direttamente la presidente della Commissione, accompagnata dal (presunto ostile) capo del governo olandese. Si tenga presente quel che nel dibattito italiano sfugge: non esiste solo la frontiera mediterranea – che ha la terribile caratteristica d’essere la più pericolosa, quella dove si muore – perché dall’inizio di quest’anno gli ingressi irregolari, in Ue, sono stati 176mila, di cui 90mila dal mare». E conclude: «Sarebbe saggio mettere l’intera materia nelle mani dell’Ue. Perché riguarda tutti e perché nessuna delle nostre legislazioni e organizzazioni nazionali è in grado di fare fronte al problema. Ma questo comporta volere più e non meno Europa. Non è solo un problema di confini, ma di fini, di finalità dell’Unione e dei popoli che la abitano. E sarebbe stolto non ragionare sull’assurda condizione che si è creata: gli antipatizzanti dell’Ue non fanno che contestare l’Unione per quello che non è, al tempo stesso rendendole impossibile divenire quel di più che serve; mentre quanti si dicono europeisti non fanno che criticare quel che c’è, incapaci di conquistare quel che manca. Politica vorrebbe che la si piantasse con i proclami e si fosse capaci di affrontare la concretezza delle questioni. Per i confini: la normale amministrazione è nazionale, la dogana italiana resta italiana; per l’immigrazione i confini esterni siano confini Ue, con amministrazione e giurisdizione Ue. Poi si discute e litiga sulle misure, ma ha un senso se si concorda sugli strumenti. Facendo attenzione al fatto che non riconoscere e accogliere i profughi non è un torto fatto a loro, ma uno sfregio alla nostra civiltà».

Ottimo concordiamo e con una postilla: se si volesse porre mano alla legge Bossi-Fini per modificarla o semplicemente correggerla, ricordiamoci che ancora depositata in Parlamento è la Proposta Legge d’Iniziativa n. 13 Presentata alla Camera dei deputati nella XVII legislatura il 27 ottobre 2017 e mantenuta all’ordine del giorno ai sensi dell’articolo 107, comma 4, del Regolamento (Ero straniero). Infatti la Bossi-Fini di fatto in questi anni ha prodotto irregolarità senza consentire una via di uscita nel mondo del lavoro. Questo si può fare ad esempio approntando meccanismi diversificati di ingresso per il lavoro (magari appoggiandosi sulle Onlus che hanno sedi estere e già fanno sostanzialmente questa attività di intermediazione) in particolare con l’introduzione di un permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione e questo sarebbe già consentito ad esempio dei meccanismi della legge Biagi. In ogni caso quello che va eliminato è il meccanismo delle quote previsto dalla legge Bossi-Fini che non ha funzionato e che va lasciato alla dinamica di domanda di offerta del mercato di lavoro. Ricordiamocelo noi italiani: quando parliamo di immigrati parliamo della nostra questione demografica.