Tempo di scelte

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La politica non è propaganda

C’era una volta… c’era una volta una donna nata negli anni Venti del Novecento che aveva avuto la ventura di vivere tutto il periodo del secondo conflitto mondiale assistendo, da un paesino arroccato sulle colline umbre, all’inizio della avventura fascista con quel che ne seguì. Un paese di contadini ma ridente d’estate per l’ondeggiare delle messi e d’inverno per il verde cupo dei grandi ulivi. Da lontano vi giungevano le eco della grande storia che, costruita altrove, fu però combattuta anche in quel lembo di terra. A mala pena quella donna sapeva leggere ma benissimo sapeva far di conto quasi ad avvalorare il detto “Scarpe grosse cervello fino”. Quella donna, dunque, che aveva sempre pregato in latino e sgranato l’Ave Maria come meglio si poteva e sapeva, dopo l’infuriare della guerra vide anche in quel lembo di terra la storia della conflittualità tutta interna tra quanti ancora erano nostalgici di un passato che non aveva dato ragione dei sogni di gloria per la quale erano morti milioni di uomini e quanti invece avevano cominciato a parlare di democrazia, di libertà di parola, di riconoscimento del diritto d voto. Ecco, questa donna stava tra le due storie ma la durezza di quanto era rimasto stampato nei suoi occhi e la paura, l’orrore, la crudeltà avevano alzato il velo sul male della storia. Ecco, quella donna spesso si chiedeva come fosse sato possibile che in quel pezzetto di mondo dove tutti si conoscevano, la propaganda avesse potuto sostituire il ragionamento. Voltandosi indietro ripeteva spesso, dandosi ragione dell’accaduto, “tutto si è svolto in un battibaleno”, che racchiudeva le attese, le speranze riposte nell’uomo del destino, la fiducia che comunque occorresse dare fiducia a chi prometteva un futuro di sole anche sul Paese divenuto crocevia della storia del mondo. Ripeteva che, tramontato il sole dell’avvenire voltandosi indietro due intere generazioni di uomini e donne avevano scoperto che i ponti erano saltati e che non si poteva più tornare indietro. La lezione che viene da questa piccola storia nostrana: la politica non è propaganda.  La democrazia ci insegna a saper distinguere tra le chiacchiere ed i fatti. Le campagne elettorali finiscono poi però inizia il periodo del governo delle comunità. Se ci affidiamo ai ponti della propaganda rischiamo di non avere più la possibilità di tornare indietro.