La colpa delle donne

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Nuovo record negativo per le nascite in Italia

In Italia si fanno sempre meno figli e la popolazione è scesa sotto i 59 milioni.

Questa notizia fa pendant con il gender gap certificato dai numeri riguardo la povertà della donna/donne costituita, non soltanto dal fattore economico, ma anche dal non accesso all’istruzione che determina lavori sempre più precari e retribuzioni sempre più basse.

Perfino la salute registra divari notevoli  tra uomo e donna in quanto la mancanza di educazione sessuale, la difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria, che è divenuta sempre più deficitaria  riguardo alla qualità, la vecchiaia sempre più lunga ma più povera sono alcuni elementi che spiegano perché la popolazione femminile sia la parte più fragile della nostra popolazione Questo è soltanto la punta dell’iceberg perché, in assenza di autonomia economica e in presenza di condizioni di povertà le più diverse, le donne sono il soggetto a rischio e potenziali vittime di violenza fisica sessuale o psicologica.

E’ vero, si fanno meno figli in Italia, ma è anche vero che le donne, le protagoniste dell’avventura della vita, sono quelle che maggiormente avvertono la responsabilità di mettere al mondo figli ai quali non potrebbero assicurare una vita dignitosa. La decrescita della natalità non è altro che lo specchietto di una società fragile, insicura, carente di speranza e di proiezione verso il futuro. Mai la nostra società, parlo di quella italiana ma l’affermazione potrebbe estendersi anche all’Europa, ha vissuto nel dopoguerra una situazione di tale precarietà. E la strada che potrebbe condurre a una svolta è ancora lunga e disseminata di incertezze.

La donna, le donne, soffrono le differenze economiche, il soffitto di cristallo, una mentalità costruita su pregiudizi e stereotipi, la fatica giornaliera di ritagliarsi più ruoli e di essere in ciascuno al top, ma… nel rincorrere questi obiettivi mancati la donna soffre anche di sensi di colpa che conducono alla depressione.

Il nostro Welfare riconosciuto, quando è nato circa 40 anni fa come un esempio in Europa di salvaguardia della salute universale, oggi si dimostra inadeguato alle esigenze personali di chi vorrebbe accedere a servizi che non esistono. Si punta sul merito tanto che è stato anche intitolato un ministero a tale qualità.

Ci chiediamo: la valutazione dello stesso tiene conto del divario che esiste tra uomo e donna e che costituisce già un limite in partenza? Una politica economica fatta di piccole mance non ci basta, non ci soddisfa, non è giusta.