8 settembre 1943 – 8 settembre 2023

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80° anniversario

45 sono i giorni che separarono la caduta del fascismo, il 25 luglio 1944, dall’annuncio dell’armistizio, stipulato dal governo Badoglio, col quale il re aveva sostituito Mussolini, con gli anglo-americani il 3 settembre 1943 e reso pubblico, con un annuncio alla radio fatto dal generale Eisenhower, l’8 settembre.  Colti di sorpresa, il re e il governo presero la decisione di fuggire a Brindisi all’alba del 9 settembre abbandonando l’esercito italiano, nelle mani dei tedeschi che si affrettarono ad occupare militarmente l’Italia fino a Roma. 8 settembre 1943: periodo che coincise con i giorni più cupi e tragici della storia d’Italia. Quattro giorni dopo, un gruppo di paracadutisti tedeschi libera Mussolini dalla prigionia del Gran Sasso. Il Duce, con un gruppo di fedelissimi, fonda un nuovo Stato fascista, con l’intenzione di mantenere viva l’alleanza con la Germania, rifiutando il “tradimento” compiuto dalla monarchia. La Repubblica Sociale Italiana, che raccoglie un certo consenso anche tra i gruppi conservatori moderati e tra gli industriali, deve tuttavia fare i conti con l’occupazione dei tedeschi, con l’avanzata dell’esercito Alleato verso nord e con il nascente movimento della Resistenza.  Quindi la liberazione, che celebriamo il 25 aprile, è   difficile processo che dura 18 mesi: parte all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre, inizia con le famose 4 giornate Napoli di fine settembre 1943, prosegue con Roma e Firenze nel 1944, e si conclude con la liberazione dell’alta Italia. Quella di Roma è storia diversa da quella di Napoli. Infatti se quella di Napoli è un’insurrezione quasi improvvisa e spontanea che vede il popolo prendere le armi per riconquistare la libertà, la storia di Roma è diversa: il tentativo di organizzare un’insurrezione da parte delle forze partigiane fallisce, per molti motivi quali il duro apparato repressivo nazifascista che sgomina le organizzazioni della resistenza cittadina, il terrore suscitato dagli eccidi, su tutti quello delle Fosse Ardeatine, le preoccupazioni del Vaticano.  Roma non insorge e viene liberata grazie all’intervento delle forze Alleate, il 4 giugno ‘44. Firenze d’altronde, è una città divisa in due parti dall’Arno: una zona occupata dai nazifascisti, l’altra dalle formazioni partigiane. Sebbene le difficoltà, i partiti antifascisti e il Comitato di Liberazione Nazionale trovano in quelle giornate dell’agosto ‘44 la forza per contribuire alla liberazione della città, con l’aiuto dei partigiani giunti dalle zone montane e con l’intervento degli Alleati. L’Italia rimane però ancora divisa dalla Linea gotica e, dopo l’estate, trascorrono mesi molto duri, segnati dalla controffensiva tedesca al nord, la fine delle Repubbliche partigiane, il proclama del generale Alexander che chiede ai partigiani delle montagne, dal Piemonte al Friuli, di deporre le armi durante l’inverno. Le forze della Resistenza, che però continuano sia a combattere, sia, nelle grandi città del nord, a organizzarsi in vista dell’insurrezione. Lì ci sono da difendere dalle distruzioni dei tedeschi le fabbriche mentre sono da occupare le caserme, per neutralizzare i fascisti e gli edifici pubblici, dai municipi alle prefetture, per insediarvi il nuovo potere della democrazia e della libertà. L’insurrezione finale al nord non fu un evento bellico, ma un evento politico militare diffuso soprattutto nello nel “triangolo industriale” Genova-Milano-Torino. Si compie, dal 24 al 28 aprile, in un intreccio di eventi che si accadono quasi in contemporanea e il 29 è anche il giorno in cui la sorte del duce Benito Mussolini viene mostrata al popolo in Piazzale Loreto a Milano. Le sfilate delle forze della Resistenza e degli Alleati nelle varie città, ai primi di maggio, il lungo e difficile processo di Liberazione.

Questi eventi, che ci appaiono lontani, raccontano della difficoltà del farsi della coscienza democratica di un Paese, quale il nostro, dalle appartenenze deboli, facile preda di improvvisi innamoramenti e cocenti delusioni.  E sebbene la crisi della democrazia venga da lontano e investa aspetti istituzionali, esprime anche una crisi più ampia, che chiede di allargare la riflessione sullo “stato di salute” della democrazia, interrogando la sua capacità di mediare tra etica e politica Infatti una democrazia come forma politica senza etica decade a mero proceduralismo. Il nostro sistema politico è caratterizzato dalla frammentazione, dalla radicalizzazione e dalla polarizzazione tanto che la decisione a maggioranza sempre più identifica la qualità, non la natura, della nostra democrazia.

Sintesi ragionata e semplificata dei contenuti trasmessi su Rai Storia.