Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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XVII Convegno Internazionale in ricordo di Marco Biagi- Modena 18/03/2019

Rivolgo un saluto cordiale a tutti i presenti, al Presidente della Regione, al Presidente della Provincia, al Sindaco e, attraverso di lui, a tutti i modenesi, agli altri sindaci presenti e ai loro concittadini, a tutte le autorità, agli studenti e alle studentesse presenti.

La fondazione Biagi, nell’annuale convegno per ricordare la figura di Marco Biagi, ha scelto in questa occasione il tema – che abbiamo poc’anzi ascoltato dai primi relatori – della dimensione collettiva nelle relazioni di lavoro.

È un tema cruciale. Con queste relazioni è iniziato un dibattito di carattere scientifico che si svolgerà nei giorni del convegno. Non mi permetto di addentrarmi in questa discussione perché non avendone né la preparazione specifica, né la competenza (competenza e preparazione specifica sono sempre indispensabili per affrontare qualunque argomento), mi limito a ringraziare il moderatore e i relatori per il grande interesse che hanno suscitato con i loro interventi.

È un tema di grande rilievo. Oltre al ringraziamento e all’apprezzamento vorrei sottolineare un aspetto che è stato toccato: quello del ruolo delle rappresentanze sociali che è in corso di modifica e di rielaborazione. La realtà cambia, è cambiata notevolmente ed è in via di cambiamento ancora più radicale. Quindi occorre trovare nuove modulazioni, nuove articolazioni e strutturazioni delle rappresentanze sociali.

Vorrei sottolineare la grande importanza del ruolo delle rappresentanze sociali e dei corpi intermedi, che supera la pur fondamentale dimensione delle relazioni del lavoro, perché riguarda in realtà anche la salute del tessuto democratico del nostro Paese.

Rappresentanze sociali e corpi intermedi sono realtà in cui i cittadini si riconoscono; la loro emarginazione, la loro attenuazione di ruolo rende più fragile la società ed espone maggiormente i cittadini ad essere vulnerabili rispetto alle incertezze, alle insicurezze e alle paure che inducono alla chiusura in se stessi.

Peraltro ho preso la parola alterando i ritmi previsti dal cerimoniale per unirmi al ricordo di Marco Biagi e rendere omaggio alla sua figura.

Marco Biagi era un uomo di dialogo, era un docente che amava l’insegnamento e il confronto con gli studenti; era uno studioso che approfondiva i temi della sua disciplina, avvertendo con grande consapevolezza che quell’equilibrio mirabile disegnato dalla nostra Costituzione richiede che ci si preoccupi costantemente di evitare che nascano ferite nella coesione sociale, di intervenire per sanarle, per ridurre le fratture sociali e per rimuoverle.

Per questo i brigatisti assassini lo hanno ucciso, nel loro folle disegno di esasperare le contrapposizioni e le tensioni. Chi si preoccupava di cucire, di legare, di far crescere la coesione sociale era un ostacolo. Così come è stato per altre persone, per altri docenti, da Ezio Tarantelli a Massimo d’Antona, anche loro, come è noto, giuslavoristi. O come è stato per altri docenti, studiosi profondi e miti come Roberto Ruffilli in questa regione.

Le Brigate rosse sono state sconfitte nella nostra società dall’unità del nostro popolo, ma a noi rimane il dovere della memoria di chi ne è rimasto vittima perché impersonava e interpretava il ruolo di cucitura e di valorizzazione della coesione sociale.

Ed è molto importante che la Fondazione Biagi abbia scelto anno per anno di ricordare Marco Biagi sviluppando le tematiche della sua riflessione e dei suoi studi, perché questo è il modo per sviluppare il percorso che i brigatisti volevano ostruire.

Per questo ringrazio molto la Fondazione per quanto svolge e rinnovo un saluto particolarmente intenso e di inalterata solidarietà alla signora Marina Orlandi Biagi, a Francesco Biagi e, attraverso loro, a Lorenzo Biagi per esprimere loro la riconoscenza della Repubblica per quel che Biagi ha fatto nella sua vita.