Donne e Unità d’Italia. Tessitrici della storia

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    Intervista telefonica con Maria Pia Campanile Savatteri, presidente nazionale del Cif

    SIR Italia, 1° febbraio 2012 – a cura di Gigliola Alfaro

    “A 150 anni dall’unità d’Italia… e oltre. Donne che tessono la storia”. È stato questo il tema del convegno nazionale promosso dal Centro italiano femminile (Cif) a Roma, dal 27 al 29 gennaio. A conclusione dell’incontro, con la presidente nazionale del Cif, Maria Pia Campanile Savatteri, facciamo il punto sull’eredità da trasmettere e sulle sfide da affrontare a 150 anni dall’unità d’Italia e sulle grandi questioni che interpellano oggi le donne.

    In questi 150 anni le donne hanno sempre giocato un ruolo importante…
    “Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale, che è intervenuto nel primo giorno del convegno, ha offerto un’analisi dell’impegno femminile, valutando anche le sentenze della Corte costituzionale e la tutela normativa nei confronti della donna negli ultimi tempi: di solito queste cose ce le diciamo tra noi, da sempre con voce di donna, ma sentirle raccontare con “voce maschile” è stato un ampio riconoscimento”.

    Quali sono le sfide che le donne di oggi devono affrontare?
    “Le donne oggi si trovano ad affrontare le stesse sfide degli uomini di fronte alla crisi. A mio avviso, la prossima sfida importante è quella dell’Europa. C’è l’urgenza di riconoscersi come comunità di italiani in Europa. Europa che abbiamo costruito e che contribuiamo ancora a costruire. In questo senso, le donne italiane devono assumere innanzitutto la consapevolezza del momento attuale e di conseguenza impegnarsi senza rivendicazioni, partecipare ed essere presenti in maniera piena, con la gratuità di cui sono capaci”.

    Quali sono, invece, le eredità che le donne devono trasmettere?
    “In generale, l’eredità da trasmettere è proprio quella d’impegno, coraggio, vocazione, dedizione, che le donne mettono in tutto ciò che fanno. C’è poi un aspetto che non si può trascurare: un’eredità da trasmettere è stata sempre la tradizione cristiana. Ciò è stato fatto anche nei momenti di maggiore difficoltà: penso alle donne che nell’Ottocento, nei primi Novecento e negli anni dell’immigrazione si sono spostate o hanno dovuto riorganizzare le loro famiglie senza i padri e i mariti; eppure, hanno continuato a mantenere relazioni e a trasmettere saperi sempre, davvero, con questo fondamentale impegno di trasmissione della fede e della tradizione cristiana”.

    Qual è il ruolo della donna oggi nella famiglia, nella società, nell’economia?
    “Piuttosto che parlare di ruolo, per il Cif si tratta di una sollecitazione alla partecipazione. Noi siamo un buon gruppo: più di 10 mila in tutta Italia, presenti come organizzazione in tutte le regioni italiane, in 84 province e in 450 comuni, dai più grandi ai più piccoli. Si tratta di una presenza fattiva di promozione, da un lato, e di consapevolezza, dall’altro, di essere anche noi in prima persona impegnate in vari campi, persino come consumatrici. Se pensiamo che nelle nostre famiglie sono le donne che indirizzano i consumi, dovremmo prendere consapevolezza per le ricadute sull’economia che ci derivano dalle nostre scelte. Inoltre, le donne hanno fatto dei passi in avanti e bisogna prendere coscienza anche di questo. In positivo si registra, ad esempio, l’istruzione delle donne, che, in Italia come in altri Paesi, sono più qualificate mediamente degli uomini”.

    Quali sono le maggiori difficoltà per una donna oggi?
    “Ci sono sicuramente ancora delle differenze retributive che forse frenano la donna e ci sono condizioni di lavoro che si scontrano pesantemente con gli impegni familiari. C’è anche una diversa sensibilità sul lavoro: come donne siamo meno competitive e più cooperative. Durante il convegno si è parlato anche di mancanza di sicurezza delle donne in se stesse, e sottolineata la minore propensione delle donne, giustamente, ai compromessi. Per quanto riguarda la mancanza di sicurezza in noi stesse, dobbiamo imparare a superarla, anche per la qualità professionale che le donne hanno raggiunto. Ad esempio, sono sempre più le donne impegnate in magistratura o in altri settori delicati. Poi c’è la necessità di equilibrare il tema lavoro-famiglia, in modo da non essere più costrette a scegliere, tra lavoro e famiglia. Se vogliamo veramente costruire un’armoniosa convivenza, è necessario davvero che ci siano delle politiche familiari e di welfare che diano concretamente le risposte a questa difficoltà dell’essere presenti nel lavoro e in famiglia”.

    Quali sono le prospettive future del Cif anche in relazione all’impegno politico del laicato cattolico?
    “Negli ultimi tempi ci siamo tenute un po’ ai margini della politica. Noi siamo nate nel 1944, soprattutto con una vocazione: aiutare la ricostruzione dell’Italia dopo la guerra; intorno agli anni Settanta abbiamo preso in mano il tema della partecipazione e qualcosa ha cominciato a muoversi, e una partecipazione più viva c’è stata; negli ultimi tempi troppe e forti delusioni ci hanno allontanato da questo impegno e da una nuova riflessione ad essere sempre più responsabilmente presenti, partecipi e attente alla polis. Adesso stiamo riprendendo in mano quest’aspetto prioritario del nostro impegno con un po’ più di fatica, ma con determinazione”.